Il mondo del tennis è cambiato rispetto al passato, così come tanti altri sport che hanno creato delle dinamiche totalmente differenti in cui non si osservano più le grandissime bandiere o i giocatori irremovibili, ma tante situazioni “fluide” che non ci si poteva aspettare fino a qualche anno fa. Ciò è significativo di una proposta di sport che cambia anche nelle sue definizioni tradizionali, considerando anche che il tifoso medio può essere meno legato al concetto di bandiera, privilegiando invece il divertimento a tutto tondo: non è un caso che sport come la NBA statunitense o piattaforme come quelle dei casino siano, al giorno d’oggi, maggiormente premiati nell’ambito sportivo e ludico, coniugando esperienze di abilità, divertimento e serenità dello spettatore.
In questo nuovo meccanismo cambia anche il tennis, che non presenta più quei giocatori infallibili come Federer, Nadal o il primo Djokovic, ma tante situazioni intermedie che risentono anche di condizioni fisiche, collocazioni strategiche di un torneo o comportamento dei giocatori in campo e all’esterno del terreno di gioco. Considerati gli esempi recenti, allora, quale può essere il finale di stagione che ci si aspetta nel mondo del tennis e chi sarà il numero 1 ATP alla fine dell’anno?
Le indicazioni che arrivano dal torneo di Montreal
Per riuscire a comprendere chi sarà il numero 1 ATP alla fine della stagione, forse è bene cogliere innanzitutto i segnali e le indicazioni che arrivano da questo momento dell’anno, che risulta reduce sicuramente dalle Olimpiadi e delle condizioni particolari del calendario. Ad aver vinto il torneo di Montreal è un outsider non da poco, Popyrin, che compie anche un balzo in classifica notevole rispetto alla sua precedente situazione, avendo vinto un Masters 1000 che vedeva tra i suoi favoriti Sinner, Zverev, Dimitrov e poi Rublev. A proposito del tennista altoatesino, i problemi che l’hanno portato a rinunciare alle Olimpiadi sembrano essere stati accusati in campo dal calciatore, un po’ per il comportamento dell’anca, un po’ per una mancanza di respiro e di profondità nel terzo set, mentre per il resto il tabellone è stato anche troppo casuale (con Arnaldi in semifinale, a seguito di un anno difficilissimo per il tennista) per un Masters 1000. Intanto, Sinner ha perso dei punti rispetto alla vittoria a Toronto e la classifica si accorcia.
Che cosa aspettarsi dai prossimi tornei?
Fino alla fine della stagione, non c’è tantissimo da difendere per Jannik Sinner che, in effetti, ha perso dei punti rispetto ai 1000 conquistati nella passata stagione, ma che si ritrova a non dover difendere tantissimo nei prossimi tornei. Cincinnati sarà un banco di prova importante per i tennisti in testa alla classifica: è chiaro che Djokovic, che ha rinunciato al torneo, ormai dopo l’oro a Parigi non abbia più nella classifica ATP il suo riferimento principale, dunque non costituisce un serio candidato a conquistare la vetta della classifica, a meno di stravolgimenti dell’ultimo minuto. Resta una lotta a due con Carlos Alcaraz e Jannik Sinner che se la giocano soprattutto sul cemento americano: se Cincinnati porterà la maggior parte dei tennisti in campo, con condizioni che sono praticamente uguali a quelle degli US Open, è il celebre torneo Slam ad essere la prova definitiva per due tennisti che si troveranno a fronteggiarsi, presumibilmente, nella parte finale del torneo.
C’è da considerare che le condizioni appaiono, ora come ora, precarie per entrambi: Alcaraz ha giocato un’intera Olimpiade sul rosso e gli aspetta un passaggio repentino al cemento, mentre Sinner dovrà smaltire quei problemi che l’hanno fermato in Canada e che l’hanno visto costretto a rinunciare al sogno olimpico. Tutto, insomma, è ancora da vedere.